“Mio padre potrebbe scrivere un romanzo sulla sua vita”, affermava Vincenzo Boccia, amministratore delegato delle Arti Grafiche Boccia, intervistato da Prima Comunicazione nel dicembre 2009 in occasione della sua nomina a presidente della Piccola industria di Confindustria. Un augurio che è diventato realtà: sta per uscire in libreria ‘Storia di uno scugnizzo’, lo straordinario percorso di vita di Orazio Boccia, uno dei pionieri delle arti grafiche italiane.
Curato da due giornalisti e comunicatori napoletani, Bruno Bisogni e Roberto Race, e pubblicato da Guida, il libro ripercorre le vicende umane e imprenditoriali di Orazio Boccia, il fondatore delle Arti Grafiche Boccia, che l’anno scorso hanno festeggiato i 50 anni +1. Una storia degna di un romanzo di Dickens. A 10 anni Orazio viene messo nell’orfanotrofio Umberto I di Salerno, chiamato con disprezzo Il Serraglio dai salernitani. Vi passa otto anni d’inferno, ma ha la fortuna di imparare un mestiere, quello di tipografo. A 18 anni, quando esce dall’orfanotrofio, apre una piccolissima tipografia che stampava manifestini e biglietti da visita. È il primo nucleo di quella che diventerà nel corso degli anni una delle maggiori industrie grafiche del Sud Italia, che oggi opera per i principali editori europei.
Come scrivono nella prefazione al volume il presidente dei cavalieri del lavoro Benito Benedini e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, quella di Orazio Boccia è la storia di un personaggio davvero fuori del comune, un self made man con una vita alle spalle fatta di battaglie quotidiane per l’esistenza, ricca di aneddoti dove il comico e si mescola spesso al drammatico. Èd è anche il racconto di un’epoca, quella del dopoguerra e degli anni del boom, in cui si poteva passare dalla miseria e dalla fame, alla costruzione, tra mille difficoltà, di un’impresa prima artigianale e poi sempre più grande e innovativa, capace di competere sul mercato internazionale (C.C.)